13 Dic 2014
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Se la città generosa è ladra di tempo | |
A volte, senza che noi si abbia cliccato su «play», ci parte in testa un disco, una canzone, un motivo musicale, e non ci sono santi, inutile cliccare su «off», devi ascoltartelo finché pare a lui. Da un po? sono invece tallonata dal vecchio detto africano «voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo» e, nelle pause, da «non è il tempo che passa, lui resta, siamo noi che passiamo». Credo dipenda dai continui furti anzi rapine di tempo che subiamo da parte della città sotto forma di code sia agli sportelli che telefoniche per accedere ai servizi, di disguidi, di burocrazie elefantiache, di orari scoordinati tra scuola e scuola dei vari figli, ogni giorno uno scippo nuovo, specie nei confronti dei più deboli. Un vecchino lamenta che hanno chiuso la «sua» buca delle lettere, l'altra è lontana e il tram non riesce a scalarlo. «Le gambe mi fanno giacomo-giacomo, ci vorrebbero tanti seggiolini di pietra lungo le vie». Milano ci dà tanto, ma tanto ci toglie. Fuggire? Le scale mobili della stazione centrale la circumnavigano tutta prima di portarti ai binari.
Vivian Lamarque |
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postato da Claudio Maffei alle 23:23 | commenti presenti [0] |
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