24 Gen 2014
|
Versione stampabile | |
Ne conosco tanti! | |
Il direttore generale di un’azienda riceve un invito per un grande concerto, dove sarà eseguita l’Incompiuta di Schubert.
Purtroppo, per un precedente impegno, gli sarà impossibile accettare l’invito. Essendo però un amante della musica classica, non vuole che l’invito vada perduto. Così lo regala al suo direttore dell’organizzazione e delle risorse umane, il quale accetta con entusiasmo. Il giorno dopo al direttore generale viene spontaneo chiedere come fosse andato il concerto. Grande la sorpresa nel sentire la freddezza da parte del collaboratore: “Le invierò una mia relazione appena possibile”. Questa, puntuale, arriva il giorno dopo. Il contenuto è, più o meno, questo: “Primo: durante considerevoli periodi di tempo i 4 oboe non fanno nulla, quindi si potrebbe ridurne il numero e distribuire il lavoro al resto dell’orchestra. Secondo: i dodici violini suonano le medesime note, quindi l’organico dei violinisti dovrebbe essere drasticamente ridotto. Terzo: non serve a nulla che gli ottoni ripetano i suoni che sono già stati eseguiti dagli altri”. E conclude: “Se tali passaggi, ridondanti,fossero eliminati, il concerto potrebbe essere ridotto di un quarto, con evidente risparmio di tempo e risorse. Se Schubert avesse potuto tener conto di tali indicazioni avrebbe terminato la sinfonia prima di morire”. Questa storia mi ha fatto sorridere e mi ha fatto pensare che c’è bisogno di recuperare la dimensione della bellezza del lavoro e il suo significato più profondo, per non cadere nella disperazione del lavoro che non c'è o nella frustrazione di un lavoro per forza. |
|
Generale | |
postato da Claudio Maffei alle 23:23 | commenti presenti [0] |
COMMENTO BLOG |